Ecco come l’aiuto psicologico può migliorare l’autostima.

Molto spesso accade che alla scarsa autostima vengano imputate le ragioni delle più svariate problematiche che si possono incontrare in adolescenza e talvolta anche in età adulta. Come l’autostima influenza la vita di tutti i giorni? In che modo l’aiuto psicologico può costituire un valido alleato?  

L’autostima è il valore che ciascuno attribuisce a sé stesso. È un processo in continua evoluzione che si compone dei giudizi sul proprio carattere, aspetto fisico, capacità. Vi è inoltre un’importante componente affettiva. Darsi valore vuol dire prima di tutto volersi bene, ancor prima di riconoscersi capaci.

L’autostima inizia a formarsi fin dalla tenera età, attraverso i rispecchiamenti delle persone significative e i rimandi che si ricevono negli ambienti sociali che si frequentano, tra i primi la scuola. E continua ad affinarsi per tutta la vita, come una modalità interiore di comprensione e attribuzione a sé di punti di forza e di debolezza.

Avere una buona autostima significa riuscire a mantenere una ragionevole fiducia in sé stessi, un’idea positiva di sé e volersi bene. Anche quando si sbaglia e si affrontano situazioni nuove e difficili, non viene messa in discussione l’idea di sé ma solo la singola prestazione.

Una bassa autostima ci parla di un’idea negativa di sé, spesso collegata ad atteggiamenti di chiusura, che inibiscono il mettersi in gioco e sperimentare nuove situazioni per paura di sbagliare. Alimentando così un circuito di impotenza appresa.

Si intuisce che tali caratteristiche possono avere un ruolo chiave nel sostenere oppure nell’ostacolare l’approccio a determinate esperienze tipiche dell’adolescenza; quali la costruzione di rapporti di amicizia e delle prime relazioni affettive, lo sviluppo di aree di interesse e di un indirizzo scolastico e professionale per poter immaginare e costruire il proprio futuro.

L’adolescenza, in quanto fase di passaggio e periodo di grande sperimentazione, è centrale per la costruzione di un’idea di sé e quindi anche per l’auto-attribuzione di valore. A quest’età l’accettazione di sé passa, sempre più, attraverso il rispecchiamento dei coetanei e del gruppo.

Il corpo viene molto investito di significato, diventa lo strumento privilegiato per entrare in relazione con l’altro, insieme alla capacità di rendersi popolari e costruire una narrazione di sé convincente, anche nel mondo virtuale (ad esempio attraverso i social network), con il senso di andare a creare un supporto narcisistico.

Molto dipende, per la costruzione di una solida autostima, da come vengono vissute le importanti esperienze in cui ci si sperimenta per la prima volta, ad esempio le prime relazioni affettive. Viverle serenamente aiuta ad avere rimandi positivi e a formarsi un’immagine di sé positiva e stabile; tuttavia ciò che fa la differenza è come vengono comprese internamente, cioè come vengono lette e interpretate a livello soggettivo. A seconda di tale attribuzione interna si avranno profonde ripercussioni a livello di sicurezza di sé.

Quando si innesca un circolo vizioso di sfiducia e un’idea persistente di scarso valore, possono essere molte le forme in cui si può esprimere il disagio, combinandosi anche con altre caratteristiche personologiche. Da manifestazioni di chiusura, ritiro, inibizione sociale e relazionale, umore depresso; a manifestazioni aggressive quali bullismo o cyberbullismo; ad attacchi al sé e al proprio corpo.

Come intervenire a sostegno dell’autostima e delle sue potenzialità?

L’aiuto psicologico è la funzione di supporto che può svolgere un terapeuta, nell’elaborazione del materiale (ricordi, immagini, idee, ecc) che va a costituire i frammenti di un’autostima insufficiente, per promuovere nella persona interessata lo sviluppo di un dialogo interno affettuoso e positivo che sostenga l’idea di sé come di una persona degna di attenzione e valore.

“Se non ti piace quello che vedi, cambia il tuo modo di guardare” cit. dal film Wonder