“Ho un blocco”: inibizione e chiusura in sé stessi

Valentina Galletti

Perché talvolta accade di sentirsi bloccati? In impasse nel proprio percorso di vita? Come paralizzati di fronte a scelte importanti e nell’impossibilità di procedere nonostante lo si desideri?

Spesso quando ciò accade è perché si è di fronte a qualcosa che spaventa, per cui si attiva, in modo automatico un “sistema di difesa”, quello dell’inibizione. L’obiettivo dell’inibizione è quello di mettere al riparo la persona dalle frustrazioni e in particolare dall’ansia e dall’angoscia che una certa attività suscita. Si manifesta quindi sotto forma di disinteresse per l’area in questione: può essere relazionale, lavorativa, educativa ecc.

L’inibizione può bloccare la fruizione delle proprie capacità, di pensiero ma anche emotive, è una forma di chiusura, di oblio, di distacco da ciò che angoscia.

Tuttavia tale strumento non ci aiuta a risolvere il problema, né a proteggerci, come ci dà l’illusione di fare sulle prime offrendo un sollievo immediato al disagio. Ciò che osserviamo è che si attiva un circuito senza via d’uscita: il ritiro in sé stessi, fa sprofondare in circuiti di pensiero chiusi, ripetitivi, angoscianti, senza speranza.

Il perdurare di questo stato interiore può provocare un senso di sfiducia, di incapacità appresa, di depressione, quando va a cronicizzarsi, nonché definirsi in senso patologico come ansia sociale, fobia sociale o ritiro.

Perché ciò accade?

Spesso la paura di sbagliare, di commettere un errore “fatale”, che si ritiene irrimediabile, è connesso al timore di non poterlo più correggere. Sembra avere la meglio la sfiducia in sé stessi, non si è cioè abbastanza fiduciosi di potersi mettere alla prova. Concedersi di provare, sbagliare e apprendere dagli errori.

Non è tuttavia facile esporsi a ciò che non si conosce, e fa giustamente paura. La soluzione non è immediata e non può risolversi nel “buttarsi alla cieca”. La strada della comprensione delle proprie paure, della conoscenza dei propri limiti e delle condizioni che facilitano o ostacolano nel raggiungimento dei propri obiettivi è un percorso. Imparare a non temere i propri desideri e trovare la forza di perseguirli, affrontando la paura di perdere. In molti casi è già una conquista accettare di guardare con una persona preparata, come uno psicoterapeuta, a leggere e tradurre insieme queste dinamiche solleva dall’idea, spesso irrealistica e frustrante, di “dover fare tutto da sé”.

In chiusura, vi rimando alla pagina del sito ( http://telospsicologi.it/insoddisfazione/ ) in cui la vignetta dei Peanuts ci fa sorridere proprio sugli “inganni del cervello” rispetto alla fatica di affrontare i problemi.

 

Bibliografia:

Freud S. “Inibizione, sintomo e angoscia”, 1925 ed Bollati Boringhieri.

 

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