Fare la nanna, una fase della giornata che, da rilassante, spesso può trasformarsi in un momento carico di tensione, rabbia, frustrazione e stanchezza.
Mi capita spesso di lavorare negli istituti scolastici dove gestisco sportelli d’ascolto per genitori; molti di essi, con bambini frequentanti la scuola dell’infanzia, riportano difficoltà nella fase di addormentamento e ricorrenti risvegli notturni. Questo porta i genitori a richiedere delle strategie concrete che possano migliorare il momento della nanna.
Riferendomi al lavoro di due colleghe pedagogiste, dott.ssa Elisabetta Rossini e dott.ssa Elena Urso, cercherò di fare un breve inquadramento del momento, indicando alcune strategie facilmente attuabili.
Per un bambino la nanna è un momento molto particolare, in quanto rappresenta un momento di separazione dalla mamma o dal caregiver ed un’interruzione di attività per lui molto più divertenti. La prima indicazione riguarda il fare ciò che fa sentire il più sereno possibile anche il genitore. Se per esempio vi sentite più tranquilli a dormire con lui nel lettone, fatelo, avrà sicuramente dei vantaggi, ma ricordatevi che il dormire da solo in cameretta è un passaggio inevitabile quanto indispensabile. I bambini hanno bisogno di autonomia, ma anche di essere rassicurati più e più volte, quindi sarebbe bene rispondere alle loro richieste di attenzione (leggere una storia, cantare la ninna nanna, portare un bicchiere d’acqua, etc.).
Ecco alcuni accorgimenti che possono facilitare la nanna:
- rendere la stanza un luogo accogliente e a misura di bambino;
- sospendere le attività troppo stimolanti almeno mezz’ora prima della nanna, come giochi troppo movimentati, e accesso a schermi televisivi, tablet o videogiochi. Cerchiamo però di farlo in modo positivo, evitando frasi come “tra 5 minuti si va a nanna”, diciamo piuttosto “hai ancora 5 minuti per un ultimo gioco”;
- stabilire una routine, per i bambini è sempre molto confortante sapere cosa succederà. Decidiamo insieme, per esempio, di mettere il pigiama, lavarsi i denti, leggere una storia e poi dormire;
- permettiamoci una coccola speciale della sera;
- lasciamo che utilizzino il loro pupazzo preferito per dormire, aiuta a sentire meno il distacco dalle figure di accudimento;
- se di notte cercano il lettone, accogliamo il loro bisogno di vicinanza fisica, ma cerchiamo di riportarli sempre nel loro letto;
- ricordiamoci che anche da più grandi, i bambini potrebbero vivere momenti in cui non vorranno dormire da soli (arrivo di un fratellino/sorellina, cambiamenti significativi nella routine famigliare, etc.). Accogliamo sempre le loro emozioni favorendone la verbalizzazione.
E se fanno degli incubi?
A partire dai 2/3 anni è possibile che i bambini si sveglino spaventati, piangendo e che poi fatichino a riaddormentarsi. Ricordiamoci che per piccoli i pensieri corrispondo a realtà, quindi sarà difficile spiegare loro in modo razionale ciò che è successo. Cerchiamo piuttosto di rassicurarli abbracciandoli e coccolandoli. Stiamo con loro finché non si sono calmati, evitando di interrompere precocemente il loro pianto, hanno bisogno di sentire che sappiamo accogliere tutta la loro angoscia. Ascoltiamo il sogno e, se serve, inventiamoci qualche formula magica per sconfiggerlo. I bambini non sanno da dove vengono i sogni, quindi la magia può essere utile.
Il nostro compito non è quello di crescere bambini che non provano paura, ma mostrare loro come il primo passo per sentirsi sicuri è poter parlare delle proprie paure, e trovare ogni giorno delle strategie. Ma ricordiamoci, sono bambini, sempre un pò per volta.
Biografia
“I bambini devono fare i bambini” di Rossini e Urso. Edizioni Bur Parenting, Marzo 2016.