Rabbia, cos’è e come gestirla

Francesca Borghetti

Capita a tutti di arrabbiarsi, di innervosirsi e di provare collera, c’è chi si arrabbia tutti i giorni, chi una volta ogni tanto e chi sembrerebbe non arrabbiarsi mai. In questo articolo cercheremo di fare un pò di luce sul concetto di rabbia, cos’è, cosa la può scatenare e quali possono essere delle semplici strategie per poterla gestire.

Cos’è?

Avete presente il cartone della Pixar Inside Out? Ecco, quello è un buonissimo spaccato di come funzionano le nostre emozioni, rabbia compresa. Essa è un’emozione di base, con lo scopo ancestrale di difenderci dalle ingiustizie subite. Quindi, sollevatevi, arrabbiarsi è normale, fa parte di noi.

Iniziamo con alcune distinzioni fondamentali: la rabbia è cosa diversa dai comportamenti aggressivi; infatti, mentre la prima costituisce un’emozione, quindi una risposta naturale ad una stimolazione (interna o esterna), i comportamenti aggressivi si caratterizzano in quanto atti intenzionali, volti a ferire una persona. Ancora diversi sono i comportamenti dannosi, agiti che di per se non hanno una vera e propria intenzionalità, ma che finiscono comunque con il ferire qualcuno.

Perchè ci arrabbiamo?

Non tutti ci arrabbiamo per le medesime questioni, e ciò dipende da molti fattori, innanzi tutto dalla nostra storia di vita e da come la nostra mente cataloga le esperienze che viviamo, dalle nostre relazioni primarie e come da esse abbiamo imparato a gestire la rabbia, dalle abilità di coping e dal senso di autoefficacia personale.

Considerata la soggettività delle questione, si possono comunque elencare una serie di situazioni ritenute potenzialmente una fonte di rabbia:

  • le situazioni frustranti, quelle in cui abbiamo un obiettivo da raggiungere e all’improvviso si frappone un ostacolo insormontabile che ci impedisce di arrivarci, oppure quelle in cui promesse o aspettative vengono disattese (pensiamo per esempio ad una promozione lavorativa promessa, ma che tarda ad arrivare, o ad un bambino al quale viene promesso di andare al parco, ma che poi si ritrova ad andare dal medico);
  • le prepotenze: intese come atti di bullismo o di mobbing;
  • le ingiustizie
  • per difenderci dal senso di colpa, dalla paura dell’abbandono, dall’impotenza e dalla paura;

Cosa succede quando ci arrabbiamo?

Durante un episodio di rabbia, nella nostra mente iniziano a susseguirsi una serie di pensieri automatici che danno vita ad una sorta di dialogo interno, che a sua volta elicita le nostre credenze di base sul mondo e su noi stessi; allo stesso tempo, nel nostro corpo, avvengono delle variazioni a livello non verbale, la muscolatura del viso si irrigidisce, il viso diventa più corrucciato, gli occhi più socchiusi e a volte i pugni si stringono, tutti comportamenti il cui scopo evoluzionistico è quello di intimidire gli altri.

Se pensate alle persone che vi circondano, vi sarà semplice rendervi conto di come esistano diverse modalità di espressione della rabbia, chiamati stili. Vediamoli nel dettaglio:

  • Stile passivo: sono coloro che apparentemente sembrano non soffrire mai, ma che preferiscono esprimere la loro collera in modo quasi invisibile, come ad esempio portando rancore e risentimento, cercando di ottenere una rivincita sull’altro attraverso una modalità indiretta, creare problemi e diffondere malelingue, suscitare senso di colpa.
  • Stile esplosivo: persone incontrollabili, incontenibili, prepotenti, il cui obiettivo è quello di spaventare l’altro, oppure persone che scaricano la collera sugli oggetti, persone accusatorie e vendicative.
  • Stile assertivo: persone che cercando di utilizzare il linguaggio verbale per esprimere il proprio disappunto, senza l’intenzione di aggredire l’altro, persone che non esercitano nessun genere di manipolazione sull’altro, che viene rispettato nella sua posizione.

A qualunque dei tre stili apparteniate, tenete ben presente che la rabbia non è sempre un problema, spesso è una risposta corretta, legittima, che può fungere da motore del cambiamento; se utilizzata in modo costruttivo, l’aggressività, rappresenta un’energia che abbiamo a disposizione per noi stessi per raggiungere obiettivi e mete personali.

Come gestirla?

Ecco ora alcuni semplici rimedi per gestire la rabbia:

  • effettuare una buona respirazione diafframmatica, riequilibrare il livello di ossigeno e anidride carbonica nel sangue aumenta il benessere psico-fisico e diminuisce la tensione;
  • se stiamo litigando con qualcuno, evitiamo gesti che possano essere interpretati come un ulteriore attacco (pugni chiusi, voce alta, muso duro, etc.);
  • aspettare e ascoltare, sia l’altro, che noi stessi, le risposte di fuga potrebbero alimentare l’incendio, mentre mostrare interesse per le argomentazioni dell’altro può generare calma;
  • porre attenzione ai nostri pensieri, e se negativi, catastrofici o generalizzanti, provare a sostituirli con altri;
  • verbalizzare all’altro il nostro stato d’animo;
  • mettersi nei panni dell’altro;
  • ridurre le colpevolizzazioni sugli altri;
  • utilizzare la creatività per elaborare nuove strategie di comportamento. Immaginiamo un dialogo tra moglie e marito, tutte le sere lui arriva tardi dal lavoro, e arrabbiato si mette sul divano, la moglie reagisce prima con preoccupazione, poi con collera ai suoi continui ritardi. Dopo alcuni forti litigi, il marito ha provato ad avvisare telefonicamente la moglie dei propri ritardi e a chiederle scusa, questo ha provocato un notevole miglioramento del dialogo e della relazione;
  • essere diretti e specifici;
  • non coinvolgere terze persone se non è strettamente necessario.

Buona gestione della rabbia!

 

 

Biografia

L’ira di Achille“, Paolo Meazzini, 2006, Giunti Editore

Manuale di psicoterapia psicoanalitica breve“, Maria Clotilde Gislon, 2005, Dialogos Edizioni

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