Il futuro incerto degli adolescenti e il ruolo degli adulti

Valentina Galletti

I ragazzi che giungono all’adolescenza in questo periodo storico si confrontano con una realtà molto diversa da quella dei loro genitori. In particolare sono mutate enormemente le modalità di relazione e i luoghi d’incontro, non solo tra ragazzi ma anche tra gli adolescenti e gli adulti di riferimento.

Durante l’infanzia, questi ragazzi, hanno sviluppato competenze sociali molto precocemente, a partire dalla relazione materna, che è quella che apporta il principale nutrimento del sé. I bambini sperimentano degli adulti molto affettuosi e comprensivi, disponibili a stimolare il manifestarsi delle capacità intrinseche dei bambini. Le regole e il loro rispetto passano quindi in secondo piano perché viste come dei possibili limiti alla piena espressione di sé.

L’identità del bambino si radica nella relazione con l’adulto benevolo che lo supporta, lo aiuta a far emergere le doti innate e, non più come un tempo, quando lo sguardo dell’adulto era normativo e proponeva dei modelli garanti di un futuro sicuro.

Il bambino prima e l’adolescente poi, ha il compito di sviluppare il proprio sé: di diventare se stesso.

In adolescenza le sfide aumentano, i ragazzi si trovano a sperimentarsi in autonomia, fuori dalla famiglia e dallo sguardo amorevole e supportivo degli adulti. Sentono di dover dimostrare a se stessi e agli altri di potercela fare da soli e contemporaneamente sono invasi dalla paura di non essere all’altezza e di poter deludere.

Questo passaggio evolutivo storicamente spaventa l’adulto che sente di non avere più il controllo e di non padroneggiare un terreno sicuro e condiviso che possa contenere e guidare i ragazzi. L’atteggiamento è quindi spesso quello di correre ai ripari, dando un maggior numero di regole, nella speranza di poter offrire delle certezze. Tuttavia l’adesione passiva ad un sistema di regole sociali non è più garanzia di un futuro come un tempo.

Dal punto di vista dei ragazzi, essi sentono come dissonante l’aumento delle regole che per di più sentono vuote e prive di valore. Vengono vissute come delle inibizioni dei propri desideri, pertanto come una preclusione del futuro più che come un binario sicuro che conduce verso l’inizio del resto della loro vita.

Al contempo il confrontarsi con un mondo ancora ignoto, li fa sentire improvvisamente sguarniti di strumenti e provoca una ferita narcisistica. I sentimenti che predominano sono la vergogna, il senso di inadeguatezza e il timore di deludere. Di non riuscire a dimostrare quel valore che è stato attribuito loro durante l’infanzia.

Talvolta il dolore può essere talmente intenso e indicibile da provocare il ritiro dei propri investimenti in termini di pensiero e di aspettative e quindi una chiusura in se stessi come strategia involontaria di attesa che il periodo difficile passi. In altri casi la sofferenza intensa può portarli ad attaccare il proprio corpo (ad esempio con scarificazioni, tagli o sviluppando disturbi alimentari).

L’ignoto per essere affrontato richiede all’adolescente di espandere le sue conoscenze. È fondamentale che tolleri la consapevolezza di non sapere ancora come fare, mantenendo la fiducia di poter sviluppare le nuove competenze necessarie. È doloroso non sapere come fare, provare e sbagliare, ma senza questo “apprendistato” nulla di nuovo può essere affrontato.

È durante queste delusioni che l’adulto può mostrare la propria presenza, nel nutrire la fiducia di riuscire a raggiungere i propri obiettivi. Nel farsi testimoni di come il fallimento, e il dolore e la delusione che può accompagnarlo, sia qualcosa di inevitabile durante la crescita. Gli adulti possono quindi mostrarsi come qualcuno che ci è già passato ed è riuscito ad andare oltre. Si tratta di passaggi inevitabili, che non si possono risparmiare ai figli, perché senza sperimentarli non avranno la possibilità di costruire un sé autentico.

È fondamentale che gli adulti ricordino l’importanza della loro presenza e partecipazione in questa fase della vita dei figli, in quanto i ragazzi dipendono dal loro sguardo fiducioso dell’adulto, più di quanto talvolta non siano disposti a dimostrare.

 

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